Alfredo Tomassini e la caduta dell’aereo dell’Alianza Lima

La storia ufficiale a questo punto dice che, alcuni chilometri prima di atterrare all’Aeroporto Internazionale Jorge Chávez di Lima, l’aereo cadde in mare all’altezza della località chiamata Chalaca de Ventanilla. Nell’incidente persero la vita 43 persone, tra loro 16 calciatori, 5 dello staff tecnico, 4 dirigenti, 8 baristi, 3 arbitri e 7 membri dell’equipaggio. Il pilota si salvò.

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alfredo tomassini alianza lima

So quello che dico, Tomassini è vivo!” è ciò che si può sentir dire ancora oggi per le strade da parte di qualche peruviano. Secondo la storia ufficiale, invece, Tomassini morì nella tragedia aerea di Alianza Lima nel 1987; una storia però, ancora avvolta nel mistero, non sono infatti mai state chiarite né le cause né le conseguenze di tale incidente.

Chi era Alfredo Tomassini?

Tomassini era un giocatore peruviano nato il 29 giugno 1964. Fin da piccolo cominciò la sua formazione professionale nell’Alianza Lima, arrivando a giocare nella squadra più importante e nei momenti migliori.

Las sua situazione era totalmente diversa rispetto a quella della maggior parte dei suoi compagni, dal momento che loro venivano quasi tutti da quartieri molto umili, dove avevano avuto problemi di alimentazione durante la loro infanzia e di pelle scura. Tomassini invece era bianco, veniva da una famiglia ricca e aveva avuto un’ottima educazione. Il suo stile forte, ma a tratti brusco, contrastava con la tecnica raffinata, ma i fisici deboli dei suoi compagni.

La tragedia dell’Alianza Lima

Nel 1987 Alianza possedeva una delle squadre più promettenti della sua storia. Il 7 dicembre di quell’anno, Alianza andò a Pucallpa per la trasferta contro il Deportivo di quella città, con buone possibilità di vincere l’intero campionato.

Alianza si impose per 1-0 e alcuni dei tifosi che erano andati a sostenerli iniziarono anche a festeggiare timidamente. Per il rientro a Lima, la squadra si mise d’accordo con la Marina del Perù affinché potessero viaggiare in un volo charter, a bordo di un aereo Fokker, il giorno seguente.

La storia ufficiale a questo punto dice che, alcuni chilometri prima di atterrare all’Aeroporto Internazionale Jorge Chávez di Lima, l’aereo cadde in mare all’altezza della località chiamata Chalaca de Ventanilla. Nell’incidente persero la vita 43 persone, tra loro 16 calciatori, 5 dello staff tecnico, 4 dirigenti, 8 baristi, 3 arbitri e 7 membri dell’equipaggio. Il pilota si salvò.

L’aiuto del Colo-Colo

Nel mentre, Alianza Lima finì il campionato con giocatori della giovanile e alcuni giocatori presi in prestito dalla squadra cilena Colo-Colo, che si era precedentemente trovata in una situazione simile. Dopo l’incidente venne ritrovato il pallone con il quale si era disputata l’ultima partita e ancora oggi viene conservato nella sede di Alianza.

Già nel 2006 un’inchiesta giornalistica riportò alla luce il rapporto ufficiale redatto dalla Marina del Perù, nel quale si segnalava che l’aereo presentava problemi tecnici e che il pilota aveva poca esperienza nei voli notturni.

Oltre a tutto questo, la cosa particolare è tutto ciò che si è ricamato poi attorno a questa vicenda e soprattutto le fantasie nate attorno al mancato ritrovamento dei corpi di Luis Escobar, Francisco Bustamante, Alfredo Tomassini, Gino Peña e William León.

Secondo una di queste fantasie vi furono terribili scontri tra la Marina e i familiari dei giocatori dispersi. Si dice che non gli venne permesso di ispezionare il luogo dell’incidente con delle barche quando c’era la possibilità che i dispersi fossero ancora vivi, e che addirittura gli venne impedito con la forza.

Drammatico dialogo con il pilota dell’aereo

Il giornale “La Crónica” pubblicò “i membri della delegazione di Alianza, in un drammatico dialogo con il pilota dell’aereo, dopo aver appreso dell’incidente subito, preferirono sacrificarsi per non causare la morte di più persone, cosa che sarebbe successa se l’aereo si fosse schiantato a terra e non in mare”. Questo trasformò i calciatori in dei veri e propri eroi.

Circolava anche una storia che parlava della possibilità che Tomassini si fosse salvato, considerando che si era solo rotto una gamba nell’incidente e che era un ottimo nuotatore con certificazioni internazionali.

“La Crónica”, un altro giornale locale, affermò che “Tomassini lottò con molto coraggio per rimanere a galla, sempre mantenendo un dialogo col pilota. Il pilota avrebbe incoraggiato la conversazione per far in modo che il giocatore non perdesse conoscenza a causa della stanchezza, ma non riuscendo più a resistere, si perse per sempre nel mare di Ventanilla”.

Ci furono anche ipotesi su un possibile collegamento tra la Marina e il traffico di droga. Si dice che il pilota avrebbe ucciso Alfredo o che lo avrebbe obbligato ad uscire dal paese in incognito. Alcuni dicono perfino che sia ancora vivo e che viva in Spagna con un altro nome.

La verità è che non si seppe mai più niente di Alfredo Tomassini, almeno fino al 27 luglio 1991, quando a Lima venne fondato un club con il suo nome come piccolo omaggio, non solo a lui, ma anche a tutte le altre persone che morirono nell’incidente.